L’illegale arresto di Julian Assange è un attacco indiscriminato alla LIBERTÀ di informazione e al DIRITTO alla conoscenza, ovvero ai diritti individuali di ogni cittadino del mondo. E’, altresì, una gravissima violazione del diritto internazionale.
WikiLeaks con le sue rivelazioni ci ha permesso di conoscere gli aspetti più oscuri e le atrocità della realtà in cui viviamo, il vero volto dei governanti e gli intrighi più reconditi e raccapriccianti dei poteri occulti che controllano le nazioni, tra cui decine di migliaia di documenti militari e diplomatici riservati, alcuni top secret, scaricati da quattro database del Dipartimento di Giustizia, contenenti 90.000 rapporti sull’azione militare americana in Afghanistan, 400.000 sull’Iraq, oltre a 800 documenti sulle inumane condizioni dei deportati nelle prigioni-lager di Guantanamo. E, in particolare, un video in cui elicotteri Usa d’attacco uccidevano 12 civili disarmati, accanendosi anche sui feriti, compresi i bambini. Massacro in cui perirono anche due cronisti della “Reuters”.
Ma a finire in galera è il solo soldato Bradley Manning, condannato a 35 anni di carcere, per aver inviato a WikiLeaks il video conosciuto come “Collateral murder”, evitando la pena di morte con l’accusa più grave di alto tradimento. Mentre le rivelazioni di Snowden, informatico ed ex contractor della CIA, fecero esplodere lo scandalo del Datagate, che mise in serie difficoltà Obama, quando si scoprì che la NSA spiava anche diversi leader stranieri di Paesi alleati, come Angela Merkel o Nicolas Sarkozy. Edward Snowden, tramite WikiLeaks, rivelò pubblicamente dettagli di programmi top-secret di sorveglianza di massa dei governi USA e britannico, tra cui Prism, di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione europea riguardante i metadati delle comunicazioni, Tempora e programmi di sorveglianza Internet, diffondendo le carte trafugate con la collaborazione di Glenn Greenwald, giornalista del Guardian. Vicenda a cui Oliver Stone dedicò un film patrocinato da Amnesty International, definendo Snowden “un eroe dei nostri tempi”, che ha dato vita ad un movimento globale in difesa della privacy nell’era digitale.
Ed è per questo che Assange è stato costretto a chiedere asilo politico nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove è stato arrestato dopo 7 anni di privazione della sua libertà personale. Una persecuzione senza precedenti nei confronti di un difensore dei diritti umani che opera solo per la trasparenza, la libertà di informare e il diritto a venire informati.
PER QUESTO NOI CHIEDIAMO ALL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE A GINEVRA DI INTERVENIRE IMMEDIATAMENTE PER SALVARE LA VITA E RESTITUIRE LA LIBERTA’ A JULIAN ASSANGE. CHIEDIAMO AL GOVERNO INGLESE DI NON CONCEDERE L’ESTRADIZIONE E AL PRESIDENTE TRUMP DI REVOCARE LA RICHIESTA DI ESTRADIZIONE E CONCEDERE LA GRAZIA A JULIAN ASSANGE, RICONOSCENDO L’ALTO VALORE SOCIALE DELLA SUA OPERA.
Le vere democrazie non devono temere la verità, la trasparenza, la libertà di informare ed il diritto dei cittadini ad essere informati e conoscere i fatti e la storia dei loro Paesi, di cui Assange con grande coraggio ci ha fatto dono, mettendo a repentaglio la sua stessa vita e sacrificando per 7 lunghi anni la sua libertà personale.
WikiLeaks ha permesso alle nostre deboli democrazie di spezzare il silenzio e l’autocensura del giornalismo tradizionale e dei partiti di regime asserviti alle lobby che controllano l’informazione e i governi delle nazioni del mondo, che hanno scatenato una campagna di delegittimazione nei confronti del suo co-fondatore e dell’organizzazione, con accuse false e infamanti, prive di qualsiasi consistenza e credibilità, al fine di demolirne l’immagine e le importanti attività che hanno dato impulso alla pratica del whistleblowing e all’obiezione di coscienza, “fino a farla riconoscere nelle leggi e nei codici etici a tutti i livelli”, come sottolineato in una nota diffusa dai parlamentari del governo italiano del Movimento 5 Stelle, che hanno condannato l’arresto di Assange, chiedendo di tutelarne l’incolumità: «L’arresto di Julian Assange, il dissidente che ha segnato a livello planetario un’epoca nuova nella tensione fra lo scrutinio democratico delle decisioni dei poteri di governo e la Ragion di Stato, pone un problema drammatico alla coscienza politica di tutto l’Occidente». Aggiungendo che «WikiLeaks è una pratica che valorizza il controllo dal basso e la democratizzazione del flusso delle informazioni nell’ambito di una rivoluzione tecnologica con un grande potenziale di liberazione per individui e popoli». Per questo è necessario compiere ogni azione affinché a Julian Assange sia riconosciuto l’alto valore sociale e il rango politico-umanitario del suo attivismo minacciato mediante accuse pretestuose, costruite a tavolino, salvaguardando la sua incolumità e un equo processo, ovvero che non ci siano forzature politiche nelle procedure a cui sarà sottoposto.
«Amnesty International chiede al Regno Unito di rifiutare di estradare o trasferire in ogni altro modo Assange negli Usa, dove c’è l’assai concreto rischio che egli possa andare incontro a violazioni dei diritti umani, tra cui condizioni detentive che violerebbero il divieto assoluto di tortura e di altri maltrattamenti e un processo iniquo che potrebbe essere seguito dall’esecuzione, a causa del suo lavoro con WikiLeaks. Le denunce di stupro e di altre forme di violenza sessuale contro Assange dovrebbero essere indagate nel rispetto dei diritti delle denuncianti e dell’imputato e arrivare a processo qualora vi fossero sufficienti prove nei confronti di quest’ultimo. Se la Svezia decidesse di chiedere l’estradizione dal Regno Unito, dovrebbe fornire adeguate garanzie sulla non estradizione o trasferimento in ogni altro modo verso gli Usa». Non è ancora chiaro, per Amnesty, sulla base di quale procedimento formale le forze di polizia di sua maestà siano potute entrare nell’ambasciata dopo che il nuovo presidente Moreno ha ritirato l’asilo politico ad Assange.
Secondo Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione laburista britannica: «L’estradizione di Assange per aver rivelato prove di atrocità in Iraq e in Afghanistan deve avere l’opposizione del governo britannico». Il numero uno del Labour ha voluto rilanciare il video – diffuso a suo tempo da WikiLeaks e uscito dagli archivi del Pentagono – che documenta la strage di civili di un raid aereo condotto dagli Usa in territorio iracheno nel 2007. Raid costato la vita fra gli altri anche a due giornalisti dell’agenzia britannica Reuters.
Secondo la fondatrice del Festival internazionale del giornalismo di Perugia, Arianna Ciccone: «Ora esiste il pericolo reale che il caso possa diventare un modello per i governi che cercano di punire i media per aver esposto prove di abusi. E si è detta contraria all’estradizione negli Usa – non bisogna dimenticare che tutta la vicenda nasce dalla pubblicazione da parte di WikiLeaks delle prove di gravi crimini commessi dall’esercito Usa, in cui persero la vita decine di civili e due giornalisti della Reuters. Chat criptate, cartelle condivise, fonti anonime sono tutte attività normali del giornalismo nell’era digitale. Che queste siano configurate come attività cospirazioniste a carico di Assange per commettere frodi informatiche, potrebbe costituire un pericoloso precedente per i giornalisti di tutto il mondo».
Marise Payne, ministra degli Esteri australiana, si è dichiarata «totalmente contraria» alla pena di morte e timorosa che Assange, svedese ma di origini australiane, possa rischiare la pena capitale se estradato negli Usa.
Di Donald Trump è nota l’esternazione: «Amo WikiLeaks», risalente al 2016, durante la campagna elettorale. Ma dopo di ciò non ha mai più accennato alle sorti di Assange. Per questo ci auguriamo un gesto di clemenza, al pari di quello dell’ex Presidente Obama, che concesse la grazia al soldato Chelsea Manning, ora di nuovo in carcere per aver rifiutato di testimoniare su WikiLeaks. Assange dovrebbe comparire il 2/5 per un’audizione sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti, ma la Casa Bianca non ha commentato e il tycoon ha mantenuto un insolito silenzio su Twitter. Sebbene incalzato dai cronisti Trump ha glissato scaricando ogni responsabilità sull’attorney general: «Non so nulla di WikiLeaks. Non è cosa mia. So che c’è stato qualcosa che ha a che fare con Assange ma non ho un’opinione. Sarà l’attorney general a prendere una decisione». «Se lo vogliono, per me è ok», si era limitato a dire quando il suo ex attorney general Jeff Sessions lo indicò come una priorità per la giustizia Usa.
John Pilger, noto giornalista e sostenitore di Assange, ha chiesto alla gente di “riempire la strada fuori dall’ambasciata e proteggerlo e mostrarsi solidale con un uomo coraggioso”.
Jennifer Robinson, uno dei legali di Assange: Estradarlo rappresenterebbe «un precedente pericoloso», Significherebbe aprire le porte alla caccia a qualunque giornalista abbia «pubblicato informazioni vere e verificabili sugli Stati Uniti». Robinson ha visto Assange ieri nella camera di sicurezza della stazione di polizia in cui è stato recluso dopo l’arresto e ne ha raccolto il messaggio di gratitudine verso i numerosi difensori dei diritti umani e sostenitori che si sono mobilitati in suo favore in giro per il mondo. Il 47enne fondatore di WikiLeaks non è peraltro parso sorpreso o scioccato dell’accaduto: «Ve l’avevo detto» che finiva così, s’è limitato a dire alla legale.
An0nymous, da parte sua è intervenuto, affermando che: «Molte potenti forze di tutto il mondo hanno lavorato per rendere possibile l’arresto di Assange. Le persone influenti che rappresentano i governi del Regno Unito, degli Stati Uniti e dell’Ecuador hanno firmato un attacco senza precedenti al giornalismo. Con queste azioni, stanno portando il mondo libero più vicino a una rivoluzione diffusa, e questo è onestamente ciò che potrebbe essere necessario per fermare questi continui attacchi alla nostra libertà. Questa dovrebbe essere una rivoluzione pacifica condotta attraverso molti campi di battaglia, incluso il cyberspazio, il dominio di An0nymous. Un altro campo di battaglia che le persone libere del mondo devono utilizzare sono le strade. Le proteste di strada sono talvolta viste come uno sforzo inutile, ma l’attuale rivoluzione in Francia e in altre parti del mondo ci mostrano che i governi possono piegarsi alla volontà della gente». «Per settimane, Assange e WikiLeaks hanno messo in guardia ripetendo che l’arresto era imminente e il popolo del Regno Unito ha avuto la possibilità di formare una catena umana attorno a quell’edificio per impedire alle autorità di arrestarlo. Tuttavia, non è ancora troppo tardi per agire in modo simile. Se le proteste cominciassero, con la portata e l’intensità delle recenti manifestazioni in Francia, contro il Regno Unito in risposta all’arresto di Assange, ciò potrebbe contribuire a proteggerlo e, eventualmente, a cambiare l’esito del suo caso». Ricordando che Assange è stato nominato al Nobel per la pace ogni anno dal 2010, quando il suo caso ha iniziato a raccogliere l’attenzione dei media internazionali, ed egli è molto amato dalle persone di tutto il mondo, «specialmente da coloro che sono in grado di vedere attraverso la propaganda che giustifica la politica estera degli Stati Uniti e dei loro alleati». «Sfortunatamente, conclude l’appello di An0nymous, l’establishment non sembra capirlo, quindi è giunto il momento per noi di unirci, è giunto il momento per noi di alzarci in piedi e combattere! Ogni singola persona potente che ha firmato questo ordine dovrebbe tremare, perché la forza di Internet sta per essere scatenata su di loro».
In difesa di Assange è sceso anche il Presidente della Commissione Antimafia, che ha twittato: “Bisognava dire solo grazie a Assange per WikiLeaks, invece ora lo si arresta. Fare conoscere la verità in effetti è un grande crimine…”.
Alessandro Di Battista, attaccando duramente i giornalisti, ritiene Assange un “patriota dell’umanità”, affermando che: “C’è chi fa finta di difendere la libertà di stampa ma in realtà difende soltanto editori senza scrupoli e osceni finanziamenti pubblici. Costoro non sono Giornalisti ma ‘sicari’ della libertà di informazione. Il governo italiano ha il dovere di mettere in campo ogni iniziativa possibile a sostegno di Assange, della sua libertà e della libertà di WikiLeaks, un’organizzazione alla quale, tutti quanti, dobbiamo moltissimo. Se lo farà bene, altrimenti non ci sarà alcuna differenza con gli scendiletto degli americani che ci hanno governato negli ultimi trent’anni”.
Pietro Palau Giovannetti, sociologo e Presidente di Avvocati senza Frontiere, ha affermato che indubbiamente l’azione di Assange nel diffondere i dati secretati rientra nel vero giornalismo investigativo e gli può solo fare onore, in quanto – da solo – ha avuto il coraggio di battersi per affermare universali valori di civiltà giuridica e il diritto di informare e venire informati a beneficio dell’intera collettività. Il rischio che prima o poi gli USA lo sbattano in una cella o, gli capiti un incidente mortale o un micidiale cocktail al polonio, è molto alto. Per questo la Società civile ha il dovere di mobilitarsi in sua difesa. Tutto il resto è acqua fresca e calunnie. Chi ha fatto emergere gravi violazioni dei diritti umani, difendendo la libertà di informazione dei cittadini deve ricevere un’adeguata protezione internazionale dalle ritorsioni dei governi. Assange ha già sofferto 7 lunghi anni di privazione della sua libertà personale, ed è ora di restituirgli la dignità e il rispetto che merita, ringraziandolo per aver regalato all’intera umanità una nuova consapevolezza sui propri diritti fondamentali e le atrocità delle guerre. Abbiamo dato sin troppo credito all’informazione asservita all’establishment. Basti ricordare la colossale fake new sulla presenza di armi chimiche di Saddam, data per certa, tanto da giustificare l’invasione dell’Iraq. La sua azione ha disvelato come la verità possa venire sistematicamente nascosta all’opinione pubblica. Grazie a lui, abbiamo scoperto l’inganno e la violenza di quei poteri forti che vogliono invece apparire leali, affidabili ed esportatori di democrazia e “guerre giuste”. Julian Assange e la sua attività di decrittazione ha squarciato un velo. Forse, non tutti siamo riusciti a capire o a leggere tutto quanto ha cercato di rivelarci. Ma di sicuro, oggidì, tutti abbiamo la possibilità di conoscere ciò che non dovevamo sapere. Max Weber credeva che, idealmente, il monopolio della violenza fosse il modo in cui lo Stato avrebbe protetto i governati dall’anarchia e dal caos. Di fatto, nella realtà, il monopolio della violenza viene utilizzato per intimidire e imprigionare chi denuncia i mali della società, la corruzione e si oppone allo status quo, ovvero ai disegni criminogeni dei potenti della terra.
In effetti, l’arresto di Assange è arrivato proprio il giorno dopo che WikiLeaks aveva accusato il governo ecuadoriano di una “vasta operazione di spionaggio” contro di lui, denunciando che gli incontri con i suoi avvocati e un medico all’interno dell’ambasciata durante lo scorso anno erano stati filmati segretamente. Assange si era rifiutato di lasciare l’ambasciata, sostenendo che sarebbe stato estradato negli Stati Uniti per essere interrogato sulle attività di WikiLeaks che spesso hanno smascherato operazioni segrete e guerre sporche delle amministrazioni statunitensi.
AIUTATECI A DAR VOCE ALL’APPELLO UMANITARIO PER L’IMMEDIATA SCARCERAZIONE DI ASSAGE: E’ IL GRIDO DI LIBERTA’ PER LA DEMOCRAZIA!
Sembra che il Giornalismo e i governi del mondo si siano completamente scordati che alla base degli ordinamenti democratici vi è il diritto alla libertà di informare e di venire informati, come riconosciuto dal primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America che garantisce la libertà di parola e di stampa, ovvero il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti. La stampa pare aver abdicato la fondamentale funzione di sorveglianza contro l’illegalità che nei Paesi liberi dovrebbe contraddistinguere e svolgere il giornalismo (“watchdog journalism”). Cioè il giornalismo come “cane da guardia dei cittadini”, e non già del potere costituito. Principio ribadito in tutte le più importanti dichiarazioni sulla libertà di stampa, ripreso da organi dell’Unione Europea, come la Corte di Giustizia che ha fatto riferimento al «cane da guardia pubblico» a tutela della democrazia e del pluralismo delle opinioni.
La revoca da parte dell’Ecuador dell’asilo precedentemente concesso all’attivista per i diritti umani, giornalista-blogger e cofondatore di WikiLeaks, è quindi un atto di una gravità inaudita. Una revoca avvenuta in spregio ai più elementari diritti umani e procedimentali, che dovrà venire sanzionato dalla mobilitazione pacifica dell’opinione pubblica mondiale.
Vladimiro Zagrebelsky, già Presidente della Commissione delle Nazioni Unite per la prevenzione della criminalità, membro del C.S.M. e giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, rispondendo a quale sia il ruolo del giornalista, ha insistito sul fatto che «Quando il legislatore pone dei segreti, tocca ai giornalisti di violarli! Il potere non si deve sentire tranquillo blindando la notizia con il segreto: occorre competenza e coraggio: il giornalismo, in particolare quello investigativo diventa un baluardo per la libertà, e la stampa il «cane da guardia» della democrazia».
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