Sembra una storia di altri tempi. Di paesi e civiltà lontane. Di periodi bui. Dove la violenza medievalistica nei confronti dei ceti più vulnerabili e la concezione lombrosiana del cd. “Uomo delinquente” (1876), antropologicamente capace di sopportare torture di ogni tipo, sono pratiche crudeli e arcaiche, ritenute indegne dalla nostra più “moderna” ed evoluta Società civile, fondata sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Barbarie che, nell’immaginario collettivo, crediamo di aver da secoli abbandonato, lasciandoci alle spalle i cattivi maestri di una società borghese, mediocre e spietata sul modello americano maccartista degli anni Cinquanta del Novecento, che “curava” a colpi di elettroshock e lobotomia, depressione, disturbi bipolari, schizofrenia, psicosi e altri disturbi della personalità. Invece no! E’ la storia dolente e raccapricciante di un giovane di 22 anni, raccolta nel gennaio 2016 dalla redazione de “le Iene”. Antonio è un ragazzo sottoposto ad un T.S.O. che per un piccolo furto di 20 euro, senza aver mai riportato alcuna condanna penale, ha trascorso ben 9 anni in un ospedale psichiatrico giudiziario (O.P.G.), trasformando un iniziale periodo (“terapeutico”) di 6 mesi in una sorta di ergastolo bianco, una condanna senza fine, che gli ha strappato la vita e impedito la libertà di cura.
Una delle tante atroci storie intrise di disumanità, malasanità e della più ottusa malagiustizia che spesso non trovano spazio sui media, con cui si potrebbero tappezzare le pareti di interi tribunali da sud a nord del Bel Paese, a cui abbiamo deciso di dedicare una rubrica ad hoc, affinché vengano aboliti i cd. “Trattamenti Sanitari Obbligatori”, cessando l’arbitrario ricorso alle misure di sicurezza, da parte dei tribunali di Sorveglianza. Molto spesso adottate in assenza dei presupposti di legge, anche dopo l’integrale espiazione della pena, adombrando una presunta “pericolosità sociale” o “pericolosità latente”, assecondando le aberranti logiche dello Stato autoritario, contrarie ai principi costituzionali e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha più volte severamente sanzionato l’Italia, per violazione dei principi cardine dell’adeguatezza e proporzionalità della pena detentiva (Corte EDU, Grande Camera, 23/2/2017, De Tommaso c. Italia, la quale si fonda su un’interpretazione restrittiva dei presupposti per l’applicazione della misura ai c.d. pericolosi generici e, dunque, sull’oggettiva valutazione di fatti specifici e non su meri sospetti, significativi di un’effettiva tendenza a delinquere del proposto). Il trattamento sanitario obbligatorio è un crimine contro l’umanità da abolire subito!
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